A volte bene, a volte male, questo blog usa lo schwa, la vocale che sta facendo un po’ impazzire mezzo web: ǝ
(Ma perché, poi? Non vedete quanto è carino?! E anche utile?)
Non solo gli/le attivistƎ, anche business e imprese hanno un interesse sempre maggiore per quanto riguarda il linguaggio cosiddetto “inclusivo”, quello che va al di là del binarismo di genere e che è il frutto di diversi tentativi che mirano a rendere meno maschilista ed escludente il linguaggio che usiamo, sia orale che scritto.
Dopo aver provato per diverso tempo un interesse “generico” per il linguaggio inclusivo (anche se sarebbe più giusto usare la definizione di “linguaggio plurale“), ho deciso a maggio 2021 di seguire il corso di comunicazione transfemminista “Fuori dalle Righe”, organizzato da Edizioni Minoritarie e Pasionaria. Il corso mi ha permesso di acquisire una maggior consapevolezza e, se da una parte è vero che solo fino ad un certo punto potrò sfruttare queste nuove conoscere per i clienti che attualmente seguo, la faccenda è ben diversa per la mia comunicazione personale.
Insomma, all’epoca decisi che per il mio blog mi sarei sforzata di usare lo schwa e altri “trucchi” della scrittura transfemminista, anche a costo di rendere un pochino più “ostica” la lettura, ma non troppo…
Tuttora sono alla ricerca di un equilibrio e sicuramente avrò già fatto delle scelte un po’ “strane” che hanno il difetto di interrompere il corso naturale della lettura, ma spero con la pratica di diventare un po’ più brava (o un po’ meno incapace) nell’uso di questo linguaggio in via di sperimentazione.
Un po’ di domande (e risposte) sullo schwa
Una piccola precisazione, prima della carrellata di domande-base: “schwa” è una parola maschile, quindi non è “la schwa” ma “lo schwa“. È un po’ strano, dato che viene da definire lo schwa come una “lettera” o una “vocale” (entrambe due parole di genere femminile), ma a dirlo è la linguista Vera Gheno, quindi mi fido.
Cos'è lo schwa?
Lo schwa è una vocale intermedia che si trova “a metà strada” tra tutte le vocali esistenti. Il suo simbolo, ǝ, fa parte dell’alfabeto fonetico internazionale.
Come si pronuncia?
Se per pronunciare tutte le altre vocali dobbiamo “deformare” la bocca, questo non vale per lo schwa: per emetterlo è sufficiente aprire leggermente la bocca e tenerla rilassata mentre si emette il suono.
Mi dici alcune parole con lo schwa?
Il suono dello schwa è quello che emettiamo per dire “boh” quando non sappiamo qualcosa, ma si ritrova anche in alcuni dialetti del centro-sud Italia e in parecchie parole inglesi come about, better, water, mother e altri termini che finiscono in -er. In effetti saper pronunciare lo schwa è fondamentale per parlare correttamente inglese.
A cosa serve? Quando di usa?
In tempi recenti si è proposto di usare lo schwa al posto di altre alternative (come l’asterisco, il trattino e la chiocciola) per:
- indicare un gruppo misto di persone, sia maschi che femmine, senza usare il maschile sovraesteso
- non specificare il genere di una persona
- riferirsi ad una persona non binary o comunque ad un individuo che non si riconosce né come uomo né come donna.
I vantaggi dello ǝ
I social non aiutano di certo la conversazione riguardo lo schwa e spesso ci si ritrova con due fronti polarizzati che se la litigano all’infinito. Ma, qualsiasi sia la tua posizione in merito (se una posizione ce l’hai), è innegabile che l’uso dello schwa abbia degli aspetti positivi sulla lingua:
- Permette di sperimentare l’uso di un linguaggio plurale, “inclusivo”, come abbiamo già visto all’inizio.
- Ha un suono e quindi è pronunciabile, non come l’asterisco che, per quanto usatissimo in forma scritta (anche perché più semplice da digitare sulla tastiera), è “muto”.
- È un suono e simbolo già conosciuto, almeno dalla comunità dei linguisti, e fa parte dell’alfabeto fonetico internazionale. Insomma, non è un segno inventato ieri da qualche “nazifemminista”.
- Lo schwa è perfetto per la lingua italiana perché è un suono che sta a metà tra la “a” e la “o”, le vocali che nella maggior parte dei casi distinguono il femminile e il maschile.
- Invita le persone a riflettere sulla questione dell’inclusività del linguaggio, indipendentemente dal fatto che poi lo schwa piaccia oppure no.
Gli svantaggi dello ǝ (anche per chi fa copywriting)
Le diverse professioni che hanno a che fare con la scrittura possono scegliere di ignorare lo schwa oppure provare ad utilizzarlo, anche se ovviamente il mondo del lavoro è diverso da quello dell’attivismo e spesso è necessario trovare dei compromessi.
Ho provato a raccogliere alcuni aspetti negativi dell’uso dello schwa, sia nella quotidianità sia nel copywriting:
- Nonostante faccia parte dell’alfabeto fonetico internazionale, lo schwa non è un simbolo a cui siamo abituati ed è difficile abituarsi ad usarlo in modo spontaneo, specialmente mentre si parla.
- Non è immediato usarlo nemmeno in forma scritta, dato che è necessario fare un continuo copia-incolla (cosa che del resto io faccio per tutte le lettere accentate maiuscole, dato che uso un portatile senza tastierino numerico che non mi permette di usare le combinazioni da tastiera preimpostate nei computer) o installare un software apposito.
- Impedisce il corso naturale della lettura, distraendo chi legge.
- Dovrebbe essere un simbolo inclusivo, ma in realtà crea problemi di leggibilità in chi ha già difficoltà di lettura, come le persone dislessiche.
- La stragrande maggioranza dei font non lo prevedono. Questo stesso font che sto usando per scrivere, un Manrope, non ha lo schwa e infatti la formattazione di ǝ è diversa da tutte le altre lettere.
- Le parole chiave che servono per fare SEO non possono avere lo schwa al loro interno: un po’ perché i motori di ricerca hanno problemi a riconoscerlo, un po’ perché gli utenti usano pochissime volte lo ǝ per fare ricerca in rete.
Come inserire lo schwa sul cellulare
Anche se è piuttosto “scomodo” da inserire in un testo, gli smartphone si stanno adeguando alle necessità del pubblico. Ad esempio, le tastiere di Google e Samsung hanno inserito il simbolo dello schwa (per trovarlo basta tener premuta la lettera “e”), rendendone più semplice l’utilizzo. Se non hai nessuna di queste due tastiere (il mio cellulare di default usa la Microsoft SwiftKey, che al momento non ha lo schwa), è sufficiente accedere al Play Store per scaricarne un’altra da impostare come default.
Alcuni consigli finali
Uso lo schwa non perché sia una soluzione perfetta (è tutt’altro, come abbiamo visto), ma per portare avanti una riflessione che interessa sempre un numero maggiore di persone. Chi decide di usare lo schwa, in generale, non auspica a un’imposizione di ǝ o di qualsiasi altra alternativa: il suo scopo (almeno, il mio è questo)e quello di portare la gente ad interrogarsi sul tema.
Insomma: lo ǝ può non piacerti, ma almeno riflettiamoci insieme.
Io ci ho riflettuto, e continuo a farlo, grazie soprattutto a queste tre “fonti”:
- Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole di Vera Gheno, pubblicato da Effequ
- Il corso “Fuori dalle Righe” di Edizioni Minoritarie e Pasionaria (che spero riproporranno in futuro)
- La newsletter Ojalà sulla scrittura inclusiva, di Alice Orrù
Ti piacerebbe che la tua comunicazione sia più inclusiva?
Questo blog fa uso di schwa (ǝ – Ǝ)
© Icona immagine di copertina: Genderqueer by Weltenraser from the Noun Project