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Yeeees.
Ma è anche uno spazio che sfrutto per parlare di tutto quello che mi piace… Quindi beccatevi questo articolo a tema preistoria e archeologia! (tiè!)
Può essere molto rilassante trascorrere un intero weekend a riordinare appunti di mesi fa e a ricercare le teorie più assurde che l’uomo ha formulato sul passato più remoto della storia dell’umanità: è un’esperienza che consiglio a tuttз!
Certo, considerando che fino al 1859 (semplificando) praticamente tuttз credevano ancora alla Genesi e al Diluvio Universale, questo passato non era poi così remoto, nelle menti di quegli studiosi che cercavano di risolvere questioni per loro irrisolvibili: a che età risalgono gli utensili di pietra che ogni tanto vengono ritrovati? Sono veramente opera dell’uomo? In che modo si è evoluta l’umanità? E a che ritmi?
Dagli Antichi Greci agli Antiquari inglesi del XVIII secolo, ecco alcune delle risposte che l’umanità si è data (abbastanza arbitrariamente, o attraverso ragionamenti curiosamente distorti) a queste domande! 😀
Oro, argento e altre divisioni
Nonostante i suoi scarsi mezzi per capirne effettivamente qualcosa, l’umanità è sempre stata affascinata dal passato e le piace ragionarci su, anche in epoche remote. Ad esempio, nell’opera Le opere e i giorni (VIII secolo a.C.) Esiodo teorizza una suddivisione delle ere:
- Età dell’oro: epoca in cui era Crono a guidare gli dèi, si tratta di un’età in cui gli uomini vivevano senza angoscia, senza fatica, senza vecchiaia, senza conoscere la miseria. Insomma, il Paradiso in terra.
- Età dell’argento: comincia poi un periodo di disevoluzione, segnato dalla creazione della prima donna Pandora (che gran considerazione del genere femminile, eh). Zeus ha sostituito Crono come signore di tutti gli dèi, mentre invece gli uomini sono descritti come esseri stupidi e mammoni che non si degnano di venerare la divinità. Per questo motivo Zeus li condanna a diventare dei demonietti e a perdere a loro umanità.
- Età del bronzo: in quest’epoca vissero uomini forti ma violenti, che si estinsero da soli a causa delle loro stesse guerre. Bravi eh 😀
- Età degli eroi: no, curiosamente qui non abbiamo il nome di un metallo… Questo è il privilegio (?) che spetta all’età degli eroi, epoca di uomini coraggiosi e di semidei che si distinsero per il loro valore. Alcuni furono così meritevoli che Zeus li portò nelle Isole dei Beati, una sorta di Eden dove tutto è bello e niente è brutto.
- Età del ferro: è l’epoca che stiamo attualmente vivendo, caratterizzata da ingiustizia, sofferenza e tanti sforzi per sopravvivere. E arrendiamoci all’evidenza: sarà una continua discesa! 😀
Su Wikisource possiamo leggere l’intera opera Le opere e i giorni: ecco il link.
Lasciando da parte Esiodo, i Greci e anche i Romani a volte conservavano reliquie importanti del passato all’interno dei templi, specialmente se credevano che appartenessero ad eroi. Ad esempio, in un tempio dedicato ad Atena (purtroppo non mi sono segnata la località) veniva conservata una spada in bronzo che si pensava fosse appartenuta ad Achille.
L’inevitabile decadenza: quei grandi ottimisti dei Cristiani
I Greci se ne erano già fatti una ragione: non c’è progresso, nel futuro dell’umanità, solo una continua decadenza. Secoli dopo i Cristiani medievali si trovavano perfettamente d’accordo con loro: più ci si allontanava dalla creazione originaria di Dio, più era evidente l’inevitabile deterioramento. Questo veniva provato dalla stessa Bibbia, in cui si legge di uomini del passato che avevano una longevità incredibile, mentre invece nel Medioevo ti andava bene se arrivavi ai quarant’anni!
Il Medioevo è anche il tempo in cui i nascenti Stati europei e le famiglie regnanti cercavano una genealogia che li collegasse in qualche modo al Medio Oriente, area geografica importante non solo per le religioni ma anche per il mondo classico. Venne quindi a crearsi un mix interessante di parentele improbabili: ad esempio, i Goti affermavano di discendere da Gog, figlio di Noè, mentre invece il primo re della Britannia era un certo Brutus, principe di Troia e nipote di Enea.
Tra l’altro a Totnes, città del sud-ovest dell’Inghilterra, viene segnalata la prima pietra calpestata da Brutus dopo essere sceso dalla sua nave.
Date curiosamente precise
Siccome nella Bibbia sono racchiuse tutte le verità conosciute e conoscibili, più di un cristiano che non aveva di meglio da fare ha cercato di ricavare la data della creazione dell’uomo proprio studiando il testo sacro. Il caso più noto probabilmente è quello di James Ussher, Arcivescovo di Armagh, che nel 1650 affermò nei suoi Annales Veteris Testamenti, a prima mundi origine deducti che Dio creò l’universo nel 4004 a.C., precisamente il 23 ottobre (versione confermata anche dalla serie tv Good Omens).
Altri personaggi, prima e dopo di lui, suggerirono datazioni diverse. Beda il Venerabile (VII-VIII secolo) aveva proposto il 3952 a.C., Giuseppe Scaligero (XVI secolo) il 3949 a.C., Keplero (XVI-XVII secolo) il 3992 a.C.
Insomma, ognuno aveva un anno molto preciso in mente… Peccato che le prime tracce di Homo Sapiens Sapiens risalgano al 200.000 a.C.! Anno più, anno meno.
Pietre di tuono e frecce fatate
Anche quando non ci si metteva a fare scavi archeologici e a vandalizzare tombe o altri insediamenti antichi, era normale che si ritrovassero ogni tanto dei reperti risalenti ad epoche preistoriche: punte di freccia, lame di pietra, vasi in ceramica… Insomma, questo genere di testimonianze pre-scrittura.
È curioso notare che durante il Rinascimento, e anche nei secoli successivi, chi collezionava oggetti rari e curiosi (i “gabinetti delle curiosità” e le “wunderkammer” vi dicono qualcosa?) classificava questi reperti non come curiosità artificiali, prodotti dall’uomo, ma come curiosità naturali. Infatti si credeva che le lame di pietra fossero originate dalle azioni dei fulmini quando si scontravano con la terra (“pietre di tuono”), mentre invece le punte di freccia venivano classificare come “frecce fatate”. Ma la cosa più sorprendente è che in Polonia e, più in generale, nell’Europa Centrale, quando per puro caso si ritrovavano dei vasi antichi, si pensava che fossero cresciuti naturalmente dalla terra… come una pianta dalla forma insolita (?).
Tracce di dèi e spiriti
Anche i nativi americani avevano le loro idee sui reperti che accidentalmente ritrovavano, spesso durante le normali mansioni quotidiane. Infatti in siti di tribù irochesi risalenti al XV-XVI secolo sono stati ritrovati anche utensili realizzati millenni prima, conservati dai nativi come amuleti. Gli Irochesi infatti pensavano che certe pietre dalla forma particolare appartenessero agli spiriti, che a volte le perdevano nei boschi.
Gli Aztechi invece praticavano dei riti nelle rovine di Teotihuacan, città del I millennio d.C., credendo che proprio in questo sito gli dèi avessero stabilito il nuovo ordine del cosmo.
Le mitiche origini britanniche tra eroi classici e personaggi biblici
I libri che ho letto sono quasi esclusivamente scritti da anglosassoni, quindi il loro punto di vista dell’evoluzione del concetto di “preistoria” è molto anglocentrico: hanno un sacco di aneddoti sui collezionisti inglesi, sulle teorie inglesi, sugli antiquari inglesi… Insomma, è tutto molto inglese. O scozzese. O gallese. O irlandese. Per questo ho collezionato una serie di strambe teorie sulla Britannia pre-romana. Ho accennato già al fatto che il fondatore della Britannia si credeva fosse Brutus, nipote di Enea, che dopo il Diluvio attraccò con la sua bella nave nell’odierna cittadina di Totues nel 1170 a.C. (questo secondo Geoffrey di Monmouth). Ebbene, ci furono addirittura studiosi che osarono ancora di più, sulle origini dei Britanni, andando a scomodare addirittura i Fenici.
Nel 1590 tale John Twyne, nel suo De Rebus Albionicis Britannicis Atque Anglis Commentariorum, scriveva che i Fenici giunsero fino in Cornovaglia alla ricerca di stagno (#ok). La sua non è nemmeno la teoria più insolita: secondo altri la Britannia venne colonizzata dagli Antichi Egizi!
Stukeley: un caso speciale
Non ho potuto fare a meno di dedicare un paragrafo a parte a William Stukeley (1687-1765), antiquario e sacerdote inglese che aveva un’insana fissa per i druidi: li vedeva dappertutto! In particolare, aveva una sua idea precisa sulla religione druidica: la considerava una sorta di monoteismo primordiale, molto vicino al Cristianesimo e al concetto cristiano di Trinità. La cosa assurda è che, studiando il cerchio di pietre di Boscawen-Un in Cornovaglia, Stukeley si convinse non solo che i druidi fossero i discendenti dei Fenici (?), ma anche che una tribù di questi fosse stata guidata da Ercole (??).
Bibliografia
- Daniel Glyn, L’idea della preistoria, Firenze, Sansoni, 1968
- Renfrew Colin, Preistoria: l’alba della mente umana, Torino, Einaudi, 2011
- Trigger Bruce, Storia del pensiero archeologico, Scandicci, 1996
Tutti i libri sono disponibili al prestito all’interno del circuito delle Biblioteche di Milano.
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